La famiglia Rota è entrata nel mondo del vino poco prima della Prima Guerra Mondiale, quando il bisnonno Roberto costruì una cantina ad Arceto, in provincia di Reggio Emilia.
bisnonno Roberto costruì una cantina ad Arceto, in provincia di Reggio Emilia.
In quel periodo il vino non era solo un piacere, ma era considerato una bevanda corroborante che permetteva ai contadini di affrontare lunghe e faticose giornate di lavoro.
Con il passare degli anni, il settore vinicolo si espande e ad Arceto nascono altre aziende vinicole ad opera dei fratelli di Roberto.
Nel 1917 nacque Benso. Terminati gli studi, continua a gestire l'azienda paterna ma, con l'arrivo della Seconda Guerra Mondiale, viene inviato a combattere in Grecia.
Al ritorno da questa terribile esperienza, di cui non avrebbe mai voluto parlare, Benso si ritrovò senza più nulla ed ebbe l'intuizione di iniziare a vendere auto da corsa italiane in Argentina. Investì quindi il denaro ricavato da questa attività, prima affittando una cantina a Bagnolo e poi acquistandone una più grande a Castellazzo (sempre in provincia di Reggio Emilia) per ampliare la sua capacità produttiva e le tipologie di vini prodotti, e per avere clienti nelle zone vinicole più rinomate d'Italia, come Barolo, Barbaresco, Montalcino e Verona.
A metà degli anni Settanta, Benso acquistò dal commendator Davoli una tenuta con al centro una villa e intorno case coloniche, un caseificio, una piccola cantina e stalle con bovini e suini, oltre a terreni dove si coltivano cereali. Qui Benso costruisce anche un mulino per la macinazione dei cereali.
Con Marco, il figlio maggiore di Benso, l'attività fiorisce e inizia a svilupparsi la viticoltura, che presto diventa l'attività principale dell'azienda.
Sono gli anni in cui il settore agricolo vede grandi cambiamenti, dalla scarsa meccanizzazione all'automazione. Allo stesso tempo, anche il mondo del vino cambia e da grandi quantità di vino a bassa gradazione alcolica si passa alla produzione di quantità più piccole, a più alta gradazione alcolica e ad alto valore aggiunto.
Nel 2013, Daniele, il secondogenito di Marco, ha affiancato il padre nella conduzione dell'azienda. Daniele è laureato in enologia e ha accumulato diverse esperienze nel settore. Con lui si assiste al rinnovamento delle attrezzature e alla conversione dei vigneti all'agricoltura biologica.
Inizia così un percorso all'insegna della sostenibilità e dell'economia circolare a km zero.
Nel 2020 Daniele ha avuto l'intuizione del potenziale che poteva avere l'ancellotta essiccata e sono state sperimentate le prime microvinificazioni, in seguito alle quali si è deciso di procedere con la prima raccolta di ancellotta essiccata nell'ottobre 2021.
I vigneti che fanno da cornice a Villa Davoli hanno un sistema di allevamento che utilizza pali in acciaio inox per consentire una perfetta igiene fin dal vigneto.
È qui che nasce l'Indelebile di Villa Davoli.
Dopo oltre 100 anni di storia enologica, diamo all'Ancellotta il suo posto a tavola.
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